La vertenza dei lavoratori Coop
della Campania è l’esempio della riappropriazione di sovranità degli
stessi sulle burocrazie sindacali che, in complicità con Unicoop
Tirreno, hanno tentato di svendere ad un privato la storia della
cooperazione in Campania, i diritti dei lavoratori ed il concetto stesso
di democrazia.
Dopo aver abbattuto il muro di
omertà che copriva la trattativa grazie alla partecipatissima conferenza
stampa, trasformatasi in assemblea, del 19 novembre 2012 indetta
dall'USB Lavoro Privato a Napoli che ha fatto emergere le contraddizioni
della COOP in Campania, si sono susseguite iniziative e scioperi senza
sosta, un referendum che ha visto la vittoria schiacciante dei non
approvo con oltre il 90% ed ha fatto emergere la complicità delle
organizzazioni sindacali concertative con i piani aziendali e il loro
totale abbandono di una qualsiasi prospettiva di conflitto. Tutto già
visto alla FIAT, solo che qui, come al San Raffaele di Milano, la
stragrande maggioranza seguendo le indicazioni dell’USB ha detto NO.
Il convegno “Le mani sulla Coop” e
l’incontro con i massimi livelli dell’Associazione Nazionale Cooperative
di Consumo hanno ribadito la totale contrarietà dei lavoratori, in
perenne mobilitazione da novembre 2012, e dell’Unione Sindacale di Base
alla svendita di Unicoop Tirreno alla Catone Group.
I lavoratori e l’USB hanno incassato
anche il sostegno della Regione Campania. L’assessore regionale al
lavoro Severino Nappi ha convocato Legacoop, Coop Italia ed Unicoop
Tirreno, per scongiurare la perdita di occupazione e la contrazione di
salario e di diritti dei circa 700 lavoratori interessati dalla
vertenza. Il nutrito e colorato presidio sotto la sede della giunta
regionale del 9 aprile u.s. ha centrato l’obiettivo, i lavoratori hanno
dimostrato ancora una volta che la mobilitazione produce i suoi effetti e
l’intera vicenda della Coop Campania ne è la prova evidente.
Dopo la sconfitta dell’ipotesi di
vendere i negozi della Coop Campania al chiacchierato Catone Group
Unicoop Tirreno, ancora una volta contro ogni regola democratica, ha
convocato ad Afragola Cgil Cisl e Uile ed ha aperto la procedura di
mobilità per 250 lavoratori nei negozi di Afragola, di Avellino, di
Arenaccia e di Quarto. Questa è l’idea di democrazia che impera in
un’azienda che ha scelto come forma sociale quella cooperativa ma che
non rispetta i principi di democrazia e partecipazione. Forse perché un
sindacato che rappresenta davvero i lavoratori mette in crisi il sistema
delle relazioni sindacali che da anni produce arretramenti evidenti per
i lavoratori stessi.
La vertenza non è conclusa, molto ci
resta da fare, gli importantissimi risultati ritenuti da molti
un’utopia fino a ieri ci dicono che i lavoratori, se vengono messi in
condizione di scegliersi il proprio futuro, non si rassegnano alla
politica della riduzione del danno ma hanno le qualità, l’energia e la
determinazione per affrontare un percorso di lotta tesa alla
salvaguardia dei diritti e del salario ed in grado di rigettare al
mittente i piani industriali fatti sulla carne di chi lavora. Il ricatto
occupazionale che Unicoop Tirreno ha messo sul piatto non ha spaventato
i lavoratori e i delegati USB che hanno continuato a lottare arrivando
ad occupare gli uffici dove si stava svolgendo l’esame congiunto tra
sindacati e azienda sui licenziamenti.
USB Lavoro Privato ha appoggiato i
lavoratori con un solo obiettivo, la cooperazione in Campania
salvaguardando livelli occupazionali, diritti e salario. Nonostante il
braccio di ferro sulla chiusura di Afragola abbiamo motivo di pensare
che l’obiettivo verrà centrato, il TAVOLO ROVESCIATO. A quel punto
“qualcuno” cercherà di montare sul carro dei vincitori, sappia sin da
subito che quello è il carro dei LAVORATORI.
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